Il grido degli ambulanti: “fateci lavorare, non possiamo permetterci una guerra sociale”

10 Novembre 2020 Dal Territorio

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“Non possiamo sopportare un ulteriore lockdown, un’ulteriore chiusura. Abbiamo avuto una chiusura di 70 giorni durante i quali ci è stata data l’elemosina di 600 euro, molte aziende si sono indebitate per poter far fronte a tutti i pagamenti che erano in essere con le aziende fornitrici e ora non possiamo arrivare nemmeno a pagare le rate di questo indebitamento. Non ci è piaciuta la discriminazione che è stata fatta nell’ultimo DPCM nei confronti dei mercati che, svolgendosi all’aperto, potevano continuare a svolgersi. Invece si è voluto lasciare alla Grande Distribuzione la possibilità di vendere ciò che vuole perchè sappiamo come è difficile riuscire a controllare tutto. Non possiamo permetterci di arrivare ad una guerra sociale, il popolo sta scendendo in piazza perchè non si riescono più a sopportare certe chiusure”.

Sono le parole con cui Gualtiero Chiaramello (presidente di FIVA Confcommercio Cuneo) ha spiegato i motivi della manifestazione andata in scena nella mattinata di oggi (martedì 10 novembre) in piazza Galimberti a Cuneo.

Nel salotto cuneese si è svolto un pacifico flashmob al quale hanno preso parte un’ottantina di imprese del commercio ambulante provenienti da tutta la provincia di Cuneo per esprimere il proprio malcontento in relazione all’ultimo DPCM. “Mercati dimenticati e discriminati”, “Il mercato non si tocca”, “Non vogliamo carità, ma lavorare”, “Non ci sono commercianti di serie B, il lavoro è per tutti”, “Tanto non molliamo” recitavano soltanto alcuni dei moltissimi striscioni presenti.

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“C’è rabbia – ha aggiunto Luca Chiapella, presidente di Confcommercio Cuneo – ed è un grido di dolore quello che viene lanciato questa mattina da questo flashmob. Confcommercio ritiene inaccettabile anche la mancanza di rispetto con cui il DPCM dello scorso 3 novembre è stato messo in atto. Il premier Conte è andato in televisione concedendo un giorno in più di apertura e questo dà il ‘sentiment’ di come non sono all’altezza di gestire una situazione emergenziale di questo tipo. Non possono ricadere le colpe sul commercio (fisso, ambulante, ristorazione) ovvero su un settore che in tutti questi mesi si è rimboccato le maniche facendo gli sforzi necessari per garantire distanziamenti, accessibilità ai negozi e ai mercati, ma ciò non è stato assolutamente tenuto in considerazione. Quella del mercato ambulante è un’attività svolta all’aperto dove si possono mantenere le distanze, gestire e contingentare gli ingressi proprio come fatto a Cuneo nel mercato alimentare durante il 1° lockdown offrendo un incredibile servizio alla popolazione rispettando le regole e del quale ringraziamo l’amministrazione comunale”.

Prima di congedarsi dalla piazza che stona vedere vuota il martedì mattina, gli ambulanti hanno suonato all’unisono il clacson dei mezzi con i quali svolgono abitualmente la loro attività per rimarcare, anche sonoramente, il disagio di una categoria alla quale l’emergenza sanitaria sta facendo pagare un prezzo altissimo.

mercati

 

  

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